13 OTTOBRE 1307
Le fiamme vorticavano nelle lampade ad olio, caricando di presenze, la loggia del Grande Cophto. Gli occhi del Gran Maestro mi fissavano, magnetici e neri come la terra dell'Etna. Quello sguardo mi pizzicava i nervi, facendomi sentire una preda. Cercai di sottrarmi, guardandomi attorno e fui subito richiamata all'Ordine! Per la terza volta, in poche ore, si lacerò la fierezza del mio ego, insieme alla benda e alla ciocca dei miei capelli biondi, pegno d'onore al Cavaliere. Era il 13 ottobre, il giorno in cui mi furono sciolti i legami delle tenebre per rivestire l'antico scranno, di velluto scarlatto. La via della conoscenza è la scelta peggiore che si possa fare, quando si desideri vivere una vita tranquilla. La luce è peggiore delle tenebre, chi afferma il contrario non l'ha mai conosciuta e non ha mai imparato la "lezione" del "Maestro Invisibile".
Il nomade del deserto, impara
sin da bambino a leggere i "segni" tracciati sulle pietre delle piste
carovaniere, per la sua sopravvivenza. La mia bussola prese la forma di
un mazzo di Tarocchi Marsigliesi che per la verità, non tenni in grande
stima. Con lo studio dell'alfabeto ebraico e dell'ermetismo, mi convinsi
ad approfondire il simbolismo degli Arcani che si dimostrarono un
formidabile strumento mnemonico, un valido contenitore per la mia
insaziabile sete. Nessun essere umano nasce "completo", siamo quadri
che si disegnano vivendo. Il seme iniziò a germogliare senza bruciarsi
al sole, dopo dieci anni di completo eremitaggio, costellato di
esaltanti vittorie e terribili discese agli inferi. Forte della mia
rinuncia alla vita mondana in giovanissima età e bellezza, "Io" le
risposte le "pretendevo" con rabbia e cocciutaggine. "Le porte del cielo
devono essere violentate", l'antico motto era diventato la mia regola.
Vedevo me stessa e le difficoltà che mi si presentavano puntuali, come
il lavoro del fabbro intento a forgiare una Spada, l'acciaio era la mia
anima sensibile.Si disvelò per primo, il simbolismo del secondo arcano maggiore dei Tarocchi: La Papesse, la Velata, la doppia porta degli dèi e degli uomini. "La Papessa, è abile nel calcolo, abile nella scrittura , è la signora delle parole di potere. Adatto ad imprimere la «forza»; è la spinta interiore che fa progredire, manda avanti, mette in mostra. In senso lato: aprire una porta, nascere. ... E’ chiamata Mater Templarum o la vedova, per prendersi la responsabilità del tempio che protegge.." (...Misteri Templari nei Tarocchi). La Mater Templarum, la nera sacerdotessa Ofitica ("...la “Signora serpente” (Ninlil), è l’Anima del Mondo, dotata della conoscenza del bene e del male."); mi condusse, vagabonda delle distese infinite, sino al loro segreto: il Tempio di Re Salomone! E ai loro certissimi autori: l'Ordine dei Cavalieri Templari.
Quando
finalmente tutti i 78 arcani dischiusero i loro semi, il tempio
interiore si illuminò d'arcobaleno come le vetrate della cattedrale di
Chartres il giorno del solstizio d'estate, 2010 iniziai a scrivere la
bella del libro e a canalizzare i Misteri Templari nei Tarocchi, nella
forma dell'insegnamento divinatorio esoterico. Quasi senza volerlo,
trovai importanti conferme con documentazioni "storiche" che attestavano
non soltanto l'origne templare degli Arcani maggiori, ma anche il
singolare contattismo sovraumano dei Cavalieri Templari, e ancorchè ce
ne fosse bisogno, questo contribuì a dare al libro il carattere di
"unicità". Come unici sono tre arcani maggiori, volutamente divulgati
dai Templari in un gioco di carte, ma celavano il messaggio occulto e
formativo della nuova società che si andava costruendo in tutta Europa:
Il Matto senza numero (lo zero matematico), la Morte senza il nome (il
tredici...) e il Diavolo indivisibile, l'androgine...Avremmo voluto pubblicare il libro, seguendo l'antica regola: l'anonimato, ma i tempi moderni nulla sanno del "Rispetto" dovuto ai Maestri Invisibili che ringraziamo, ricordando i famosi versi del poeta pazzo Abdul Alhazred, autore del Necronomicon: "Non è morto ciò che può attendere in eterno, e col volgere di strani eoni anche la morte può morire."
Ai vespri del 18 Marzo 1314 il Gran Maestro dei Templari Jacques de Molay e Geoffrey de Charnay furono portati in una piccola isola della Senna e arsi vivi.
Namastè
Valentin P. Elli
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